Pagamenti elettronici vs contanti, a vincere è sempre il consumatore

Customer using credit card for payment to owner at cafe restaurant, cashless technology and credit card payment concept

Il Ddl di Bilancio 2023 alza il limite dei pagamenti in contanti e impone l’obbligo del Pos sopra i 60 euro ma a chi giovano queste novità? Non certo agli esercenti e all’economia digitale che rappresenta il presente e il futuro.

Nelle ultime settimane, la dicotomia tra sostenitori e oppositori dei pagamenti elettronici si è ulteriormente accesa a seguito delle novità introdotte dal Ddl di Bilancio che da un lato elevano il limite ai pagamenti in contanti a 5.000 euro e dall’altro impongono l’obbligo del POS solo oltre i 60 euro.

Limite contante 2022 e obbligo Pos: cui prodest?

Al di là del limite ai contanti, più volte ritoccato negli ultimi trent’anni, l’obbligo del POS oltre la soglia dei 60 euro di fatto cancella la sanzione introdotta solo pochi mesi fa, considerato anche che lo scontrino medio con carta è di 47,5 euro mentre con il contante si attesta tra i 15 e i 20 euro. All’atto pratico, quindi, tale decisione, oltre ad essere una vistosa retromarcia è anche poco comprensibile.

Paradossalmente, a perderci maggiormente potrebbero essere proprio quegli esercenti o i professionisti che, teoricamente, sarebbero i principali beneficiari di tali misure. I consumatori, infatti, siano essi acquirenti di un bene o di un servizio, hanno ormai maturato un’esperienza tale che difficilmente accetteranno di tornare indietro in massa.

Pagamenti elettronici accesso all’economia digitale

Al rifiuto del POS, alcuni certamente andranno al più vicino ATM di zona, molti altri, invece, preferiranno rinunciare all’acquisto o indirizzarlo verso quegli esercenti o quei professionisti che non creano loro problemi sul metodo di pagamento. Non prendiamo nemmeno in considerazione i casi in cui si vogliano pagare caffè e cornetto con 50 o 100 euro, a quel punto anche i contanti non sono più i benvenuti…

Parlando poi di servizi che favoriscono l’innovazione, il lavoro, opportunità di crescita e nuovo benessere, dal car sharing all’e-commerce, dalla cena a domicilio ai servizi di booking, tutti sono abilitati dai pagamenti elettronici.  Sotto questo profilo, ricorrere ai contanti rappresenta quindi il residuo di un mondo che sta scomparendo, riservato magari ad alcuni cultori numismatici, un po’ come i rullini fotografici o i floppy disk, mentre i pagamenti elettronici sono lo strumento attivo non solo di pagamento ma di accesso all’economia digitale che è quella del presente e, soprattutto, quella del futuro.

Contanti non aiutano a controllare le spese

Incentivare la cartamoneta, quindi, non giova sostanzialmente a nessuno ma è anzi una vera e propria zavorra che frena lo sviluppo e rallenta l’acquisizione di nuove competenze. Questo discorso vale anche per quella scuola di pensiero per cui il contante aiuterebbe a tenere sotto controllo le spese: a portafoglio vuoto corrisponde fine dei soldi. Vero, ma tra banconote e monete non è così immediato avere piena consapevolezza delle spese, basti pensare alla famosa frase “avevo 50 euro e non ricordo come li ho spesi”.

Il discorso cambia se ad ogni transazione si riceve un sms o se abbiamo il polso della situazione consultando l’home banking sullo smartphone in tempo reale. Forse è solo questione di abitudine, ma non si può negare che una delle due possibilità sia più efficiente dell’altra.

Ed in effetti, il dibattito tra contante e pagamenti elettronici si riduce tutto a questo, ad un discorso di efficienza, e di convenienza. Dei primi, beneficiano (forse) alcuni, dei secondi l’intera collettività.

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